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“Vivere per volare” di Chuck Yeager e Leo Janos

“Vivere per volare”, tre parole che riassumono la filosofia di vita di Chuck Yeager e che fanno da titolo al suo libro autobiografico scritto insieme a Leo Janos. Edito in Italia dalla Longanesi nel 1987 ed ora introvabile, “Vivere per volare” rappresenta un must tra tutti gli appassionati di aviazione.

[Aggiornamento novembre 2014: la casa editrice Res Gestae ha pubblicato l’autobiografia di Yeager con il titolo “Una vita in cielo”

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vivere_per_volare_yeagerChuck Yeager è definito da molti il “migliore” tra i piloti moderni, oltre che uno tra i più famosi.

La fama che ha acquisito con il passare del tempo è la diretta conseguenza della sua bravura, oltre che fortuna. Ma si sa, la fortuna aiuta gli audaci. E Yeager ha coraggio da vendere.

Si arruola come semplice aviere (USAAF) nel settembre 1941 per spezzare la monotonia della sua vita, successivamente divenne un meccanico d’aerei presso la George Air Force Base in California. Ben presto Yeager si accorge di avere delle qualità particolari, “io capivo al volo i motori – una qualità innata, proprio come avere una vista eccezionale e la prontezza di riflessi di un eccellente tiratore”.  Aveva un’ottima vista, 20/10, eccezionali riflessi, una curiosità innata, “non mi è mai mancata la voglia di acquisire nozioni pratiche riguardo alle cose di cui mi interessavo.. non c’era niente in un aereo che non mi affascinasse, mi piaceva anche la più piccola vite”, tutte doti che hanno contribuito al suo successo nonostante la sua estrazione sociale, di ceto contadino. I genitori non avevano soldi a sufficienza per consentirgli di proseguire gli studi, ma Yeager ha saputo sopperire a questa mancanza grazie alle sue innate abilità.

Nel settembre 1943 fu ammesso al corso piloti; gli USA erano entrati in guerra ed avevano abbassato i requisiti minimi per partecipare alle selezioni per ruolo pilota così, nonostante l’età avanzata, Yeager potè partecipare alle selezioni che superò brillantemente….

Fu assegnato al 357th Fighter Group di Tonopah, in Nevada, dove si addestrò sui Bell P-39 Aircobra, e dove diede mostra delle sue abilità e della sua spericolatezza: “Non mancavamo mai di sorvolare il ranch, e se papà Clifford usciva sventolando un telo, voleva dire che eravamo invitati a cena. Spesso Mack e io mollavamo in volo interi nastri di cartucce del 30-’60 affinchè i ragazzi Clifford li usassero a caccia, visto che in tempo di guerra era difficile comprare munizioni. A un centinaio di metri da casa c’era il letto di un lago prosciugato e li ci addestravamo al bombardamento in picchiata, sganciando bombe a fumata, con papà Clifford di sotto che stava a guardare divertendosi come un matto.Un giorno gli scappò detto che sarebbe stato felice di sbarazzarsi di un albero che cresceva sulla strada. La mattina dopo sfiorai l’albero col mio P-39 e lo buttai giù con l’estremità dell’ala sinistra. Quel genere di bravate mi divertivano, ma a terra la pagai cara. L’ufficiale addetto alla manutenzione mi domandò come mai la mia ala contorta sembrasse sul punto di metterci le radici: era piena di schegge di legno. “Ho sbattuto contro un uccello”, mi giustificai. “Bene”, rispose quel figlio di puttana,  “Doveva essere seduto su un nido mica male”. Mi tolsero i P-39 per una settimana. Ma c’erano alcuni BT-13 disponibili e li usai.”

Prese parte alla seconda guerra mondiale pilotando i P-51 del 363rd Fighter Squadron basati a Leiston (UK). Nel 1944 fu abbattuto sui cieli francesi, riuscì a nascondersi ed a tornare in Inghilterra attraversando la Spagna con l’aiuto dei partigiani. Molto avvincente il racconto della sua fuga e degli episodi nei quali si è trovato coinvolto. Una volta tornato in Inghilterra fu riassegnato al combattimento aereo, diventò “Asso” abbattendo in totale 11,5 velivoli nemici, tra cui un ME-262.

Nel dopoguerra gli USA finanziarono molti progetti innovativi in campo aeronautico e per Yeager ci fu la possibilità di prenderne parte in virtù del suo curriculum”. Infatti, al termine della guerra, aveva accumulato una grande esperienza di volo, alla quale andava aggiunta l’esperienza da meccanico che aveva acquisito negli anni precedenti. Ciò faceva di lui il perfetto candidato al ruolo di pilota collaudatore.

Numerosi sono gli aerei sperimentali pilotati da Yeager, come sono numerosi gli aneddoti raccontanti nel suo libro… come ad esempio quando ebbe modo di provare un MIG-15 che gli americani avevano ricevuto da Kim Sok Ho, pilota nordcoreano, che aveva disertato… oppure quando si dovette eiettare da un F-104 assistito da razzi dopo 13 giri di vite mentre tentava di stabilire un primato d’altezza, riportando qualche ferita e bruciatura sul volto e mani… oppure quando rimase impantanato in un lago prosciugato reso fangoso dalle recenti piogge a bordo di un T-33 pilotato da Neil Armstrong (si proprio lui, colui che fece il primo passo sulla luna!), il quale tentò di fare un touch and go senza ascoltare i consigli di Chuck… oppure quando accompagnò il generale Branch a pesca sui laghi Rocky Basin utilizzando (impropriamente) un elicottero Huey che, a causa del peso eccessivo (ovvero una ghiacciaia piena di pesce appena pescato più tutta l’attrezzatura), precipitò nel lago ghiacciato; nell’incidente si ferì alla testa, la pelle del cranio era stata divelta, si vedevano le ossa, furono necessari 138 punti di sutura… oppure quando prese parte ad una festa organizzata nel circolo ufficiali della base di Aviano dove aveva rischierato il suo gruppo di F-100 (Yeager ne era il comandante); i piloti USAF si erano ubriacati e divertiti, ed avevano distrutto il circolo ufficiali tanto che Yeager era stato richiamato in patria e “congelato” per 2 mesi… rischiò seriamente di chiudere lì la sua carriera.

Ma Yeager è famoso soprattutto per essere stato il primo uomo a superare la barriera del suono. L’episodio chiave che ha cambiato la sua carriera è stato il volo sull’X-1 che gli ha permesso di oltrepassare Mach 1, di cui trovate tutti i dettagli in uno dei precedenti post di questo blog: www.fromtheslies.it/oltre-ogni-barriera

Questa impresa è stata riproposta anche nel film “The right stuff” (La stoffa giusta), tratto dall’omonimo libro di Tom Clancy di cui parleremo in uno dei prossimi articoli.

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