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Incidente del 14 settembre 2008 a Perm: il pilota era ubriaco

Era ubriaco il pilota dell’aereo russo precipitato il 14 settembre scorso a Perm, negli Urali, e nel quale morì tra gli altri l’imprenditore italiano Tommaso Martinazzo, 51 anni, di Crocetta del Montello in provincia di Treviso. Lo ha stabilito nel rapporto finale la commissione d’inchiesta istituita per far luce sulle cause del disastro che provocò la morte di tutte le 88 persone a bordo del Boeing 737 della compagnia Aeroflot-Nord, 82 passeggeri e sei membri dell’ equipaggio.

Le analisi condotte dai periti – riferiscono oggi i media russi – hanno confermato la presenza di alcol nel sangue del primo pilota, Rodion Medvedev, cosa già emersa sin dalle prime analisi tossicologiche. La sciagura fu causata dalla perdita di orientamento del primo pilota, che in atterraggio aveva effettuato movimento bruschi con il timone, provocando una accentuata inclinazione sulla sinistra del velivolo, che si era per questo capovolto, precipitando poi al suolo.

Stando al rapporto dei periti, una donna fra i passeggeri a bordo aveva inviato a dei conoscenti un messaggio sms affermando che il primo pilota Medvedev parlava come «una persona completamente ubriaca».

Tra le cause che portarono al disastro del 14 settembre, viene citata inoltre la scarsa conoscenza dell’inglese da parte dei due piloti, che avevano seguito un corso di lingue preso una scuola con insegnanti senza adeguate licenze e conoscenze nello specifico campo aeronautico. Nel rapporto si dice espressamente che la conoscenza della lingua inglese non consentiva al secondo pilota di capire fino in fondo l’intera documentazione relativa al velivolo che guidava.

Viene inoltre sottolineato lo scarso grado di manutenzione tecnica del Boeing 737 della Aeroflot-Nord, che nel suo ultimo volo era partito con due avarie tecniche relative alla trazione automatica e al sistema di avvertimento di possibile collisione.

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